Si chiamava Giovanna de Monduro e non era come le altre. Non lo fu mai, fino alla fine.
Troppo ribelle, maleducata, volubile per i suoi tempi. Strega la definirono e, come tale, la bruciarono in una notte d’estate del 1471.

Nata a Miagliano, seguì il marito Antoniotto de Monduro a Salussola dove i nuovi compaesani e i parenti acquisiti  la accusarono di stregoneria, per poi tornare a morire nel paese d’origine, presso un ruscello che ancora oggi ricorda la terribile vicenda, il Rio delle Masche.

La storia narra che le accuse fatte a Giovanna furono plurime: avrebbe profetizzato la morte di un bambino, ne avrebbe soffocati altri due e lanciato maledizioni contro uno sciame di api. Solo sotto tortura Giovanna ammise i “misfatti”, raccontando di aver partecipato ai Sabba, di essersi fatta lepre e tante altre “verità” appartenute all’universo folkloristico dell’epoca legato alla stregoneria.

Non denunciò invece nessun’altra donna. O, meglio, rispose alla richiesta degli Inquisitori di segnalare le donne che con lei avevano partecipato ai riti stregoneschi, indicando però i nomi e i cognomi di donne già decedute.

Morì da sola, ma non a caso. La giovane donna valligiana e ribelle apparteneva a una comunità che, con lei, condivideva storicamente e antropologicamente una scarsa propensione per regole e autorità. E che, all’esecuzione ordinata, non partecipò.

Scopri il festival per ricordare la strega di Miagliano

Per ricordare la triste storia di Giovanna nel giugno del 2019 è nato, proprio a Miagliano, il Festival del Paganesimo: due giorni di conferenze, concerti, attività per bambini, passeggiate e laboratori in cui Miagliano è diventato il punto di riferimento e centro della cultura e dell’identità dell’intera Valle Cervo.

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Conosci Miagliano?

Giovanna nacque in quello che oggi è definito il più piccolo Comune d’Italia e che ha visto nascere nell’Ottocento il primo villaggio operaio (se vuoi visitarlo con noi, partecipa al week-end “Tra storia e arte, cultura, gastronomia e relax ) con veri e propri servizi dedicati alle donne e agli uomini che lavoravano nel lanificio del paese.

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